Il formaggio, oltre che essere buono e importante per la nostra economia oltre che per le nostre tavole, è un alimento dalle origini molto antiche, alcuni dati lo fanno risalire addirittura al 1615 a.C.
Naturalmente esso da allora ha subito vari cambiamenti passando per vari tentativi e finendo per realizzare le varie tipologie che oggi conosciamo e apprezziamo.
I primissimi formaggi venivano preparati aggiungendo al latte una certa quantità di lattice di fico che permetteva al primo di coagulare, soltanto in seguito, con i romani ed il loro Impero, si iniziò a far coagulare il formaggio con il caglio.
Per gran parte del Medioevo, per via delle tecniche utilizzate per produrre il formaggio, questo veniva considerato un alimento molto povero e nocivo, non adatto ai ricchi soprattutto perché ricco di grassi.
Ma nella seconda metà del periodo il formaggio venne rivalutato e iniziò ad essere apprezzato e consumato finendo sulle tavole dei nobili e ad essere prodotto in grosse quantità.
Naturalmente il successo del formaggio è da attribuire alle sue proprietà benefiche, esso è infatti un concentrato di sostanze nutritive (sia esso fresco o stagionato) come proteine, minerali, vitamine e grassi.
Basti pensare che la quantità di proteine presenti nel formaggio è nettamente maggiore rispetto a quelle presenti nel latte: un bicchiere di latte parzialmente scremato per un totale di 125g ne contiene infatti il 3,15%, mentre in 100g di formaggio ne troverete una quantità dieci volte superiore.
Inoltre i minerali quali calcio, fosforo e sodio sono presenti in adeguate quantità e come ben sapete il calcio aiuta a mantenere ossa e denti sani, rendendo i formaggi alleati delle ossa.
Infine sono presenti vitamina A, B2 e B12 che costituiscono circa il 30% del fabbisogno giornaliero di un adulto e, anche se tanto odiati, ricordate che i grassi svolgono un’azione importante perché ci forniscono energia quando ne abbiamo più bisogno.
Dati scientifici e falsi miti
Per quanto riguarda il ruolo che il calcio svolge all’interno del nostro organismo e la sua importanza, molti di voi sapranno che il formaggio è da sempre considerato un ottimo modo per prendersi cura delle nostre ossa tanto che spesso si parla di veri e propri “formaggi per le ossa”, acquistati e consumati con quest’intento.
Tuttavia come ogni “somma verità” diffusa anche questa va analizzata dal punto di vista scientifico, soprattutto perché spesso intorno ad un’affermazione come “il calcio fa bene alle ossa” si costruisce intorno un mondo atto a smentire o incrementare eccessivamente quanto affermato, facendo venir meno il buon senso.
Per togliere ogni dubbio, sì, i dati scientifici dimostrano che latte e derivati sono un’ottima fonte di calcio e vitamine per l’organismo e la corretta assunzione di questi determina una diminuzione della perdita della massa ossea e la forza muscolare migliora.
Ma un falso mito che si è creato intorno a quanto detto è che essi non fanno in realtà bene alla salute perché “acidificano” le ossa provocando l’effetto opposto ovvero la fuoriuscita di calcio dalle ossa, ma non è affatto così perché il latte non crea residui acidi e derivati che lo fanno (solo in parte) possono essere contrastati attraverso l’assunzione di frutta e verdura, comunque essenziali in una corretta alimentazione.
Un’altra tesi nata a sfavore del consumo di latte e latticini vede protagonisti alcuni dati scientifici mal interpretati che testimoniano un maggior numero di fratture e di individui a rischio di osteoporosi in Occidente dove il consumo è più elevato, questo tuttavia è vero solo in parte: per prima cosa l’osteoporosi dipende spesso da fattori genetici e le fratture riguardano spesso anziani e quindi qui subentra l’età media, più elevata in Occidente.
Darwin ed il consumo di latte
Se appartenete a quella fetta di popolazione, che
tende sempre di più a diminuire, che può bere una tazza di latte al mattino
senza particolari disturbi intestinali sappiate che state sperimentando quanto
studiato da Darwin.
Lo zucchero contenuto nel latte è il lattosio,
un disaccaride, che, per poter essere sfruttato come fonte di energia deve
essere scomposto in glucosio e galattosio, tale scomposizione avviene
ad opera di un enzima: la lattasi.
Tale enzima è presente in tutti i
mammiferi neonati, uomo compreso, ma alla fine dello svezzamento e quindi
quando la dieta cambia, la produzione di questo enzima cala nettamente per
ragioni evolutive già interessanti per Darwin ma ancora oggi non del tutto
chiare.
Quando il latte non viene digerito, quindi, passa nel color ed incontra batteri
in grado di metabolizzarlo e che producono vari gas, tra cui l’Idrogeno che,
passando nel sangue e da lì nei polmoni, permette di effettuare un test non
invasivo per verificare se si è intolleranti
al lattosio, ma attenzione, anche in questo caso si è diffuso il falso mito
che chi è intollerante non può consumare più latte e latticini: niente di più
falso, potrà assumerli in piccole dosi o optare per quelli che ne sono privi,
ormai in commercio da tempo.