A seguito dell’approvazione da parte del presidente russo Putin di un embargo che vieta le importazioni di prodotti agricoli occidentali fino al 2023, l’Italia si trova ad affrontare un problema non da poco. I formaggi e i salumi italiani rischiano infatti di essere fuori mercato in Russia a partire dal prossimo anno. Si tratta di una ritorsione nei confronti dell’Unione Europea, dopo che quest’ultima ha imposto delle sanzioni economiche nei suoi confronti.
L’embargo si applica a prodotti come formaggi, salsicce, prosciutto e altri salumi, prodotti caseari e bevande a base di latte. Questo embargo colpisce in modo particolare i produttori italiani: gran parte dei formaggi dipendono dalle esportazioni in Russia per la loro produzione. Infatti, secondo Coldiretti, circa il 20% dei formaggi italiani veniva esportato in Russia prima del 2014.
La Russia danneggia la produzione italiana
L’embargo rimarrà in vigore fino al 2023, aggiungendo ulteriore incertezza per i produttori italiani. Si prevede che l’embargo avrà anche un impatto sull’intera industria alimentare europea, che ha fatto molto affidamento sul commercio russo per i suoi profitti. Anche se questo potrebbe potenzialmente danneggiare alcune industrie del settore agroalimentare europeo come i settori del vino e dell’olio d’oliva, i prodotti italiani come i formaggi e i salumi sono particolarmente vulnerabili a causa della loro elevata dipendenza dal mercato russo.
Inoltre, l’embargo metterebbe a dura prova il bilancio dell’Italia, dato che gli articoli sottoposti a embargo sono tra le principali esportazioni del Paese. L’embargo è considerato un colpo significativo per l’economia italiana già in difficoltà, che ha già subito un impatto significativo a causa della COVID-19. L’embargo potrebbe alimentare ulteriormente la crisi economica.
Al danno diretto della perdita di esportazioni in Russia si aggiunge l’oltraggio di prodotti falsi venduti sul mercato russo che non hanno nulla a che fare con il vero Made in Italy, come parmigiano, mozzarella, robiola, o in Paesi non colpiti dall’embargo come scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta dalla Bielorussia; salame Milano, parmigiano e gorgonzola dalla Svizzera; e parmigiano o reggianito dal Brasile o dall’Argentina. Anche il settore della ristorazione italiana in Russia sta vivendo un forte declino a causa della mancanza degli ingredienti principali necessari per i suoi piatti. Le ripercussioni del decreto del Presidente Putin che vieta le importazioni di prodotti agricoli occidentali fino al 2023 sono ampie.
Un’economia fortemente provata
Sebbene i produttori italiani possano esplorare altre opzioni per trovare nuovi mercati per i loro prodotti, è probabile che non saranno in grado di sostituire la domanda di formaggi e salumi italiani da parte della Russia in tempo prima di qualche tempo. Questo embargo rappresenta una grave battuta d’arresto per l’industria alimentare italiana e per la sua capacità di rimanere competitiva sul mercato internazionale.
È importante che le industrie agroalimentari italiane trovino il modo di far fronte a questo embargo prima del 2023, quando sarà revocato. Altrimenti, l’embargo potrebbe lasciare molti di questi produttori in difficoltà nel rimanere redditizi e competitivi sul mercato globale.
I produttori e consumatori italiani colpiti da questo embargo, dovranno valutare attentamente le opzioni. L’embargo ha già avuto un impatto significativo sulle industrie agroalimentari italiane e la sua prosecuzione fino al 2023 potrebbe causare ulteriori danni se non gestito in modo adeguato. Bisognerà prendere in considerazione la ricerca di mercati e soluzioni alternative per garantire che le attività rimangano redditizia, continuando a fornire prodotti di qualità ai consumatori. Solo così i produttori italiani possono iniziare a pianificare un futuro al di là dell’embargo.