Rappresenta uno dei comparti strategici dell’economia italiana, tuttavia in questi ultimi tempi il settore agroalimentare del nostro Paese è a forte rischio paralisi. L’incremento considerevole delle bollette, dovuto ai prezzi di elettricità e gas sempre più onerosi, associato ad un’inflazione sempre in forte crescita e ai costi elevati delle materie prime, stanno mettendo a dura prova l’ambito agroalimentare ed i relativi settori connessi. Si teme, in pratica, una forte contrazione economica e produttiva.
A farsi promotore di tale apprensione è stato il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, che l’ha espressa al Presidente del Consiglio Mario Draghi. Quest’ultimo è stato invitato a valutare ed avviare misure urgenti per frenare tale grave situazione, facendosi anche promotore in ambito UE di piani che proteggano le imprese italiane da varie speculazioni di natura internazionale, connesse anche alla delicata e drammatica situazione geopolitica.
Difatti, nel caso non venissero promossi interventi rapidi ed efficaci per fronteggiare le problematiche in atto, la produzione complessiva andrebbe ad essere notevolmente frenata, con l’eventuale arresto temporaneo di alcune linee produttive industriali. Al tempo stesso, anche l’export andrebbe in crisi, con relativi considerevoli danni per la bilancia economico-finanziaria italiana. Andiamo, comunque, a vedere in dettaglio le problematiche maggiori per le imprese del settore agroalimentare.
L’impennata di bollette e costi
A preoccupare considerevolmente la Federalimentare sono i costi dell’energia elettrica, passati da una media di 40-45 Euro a Megawatt/h ai circa 300 Euro Megawatt/h, e quelli del gas, incrementi dagli 0,17 Euro al metrocubo a 1,30 Euro al metrocubo. A peggiorare ulteriormente la situazione e a mettere a rischio i conti delle aziende, anche i rialzi delle materie prime, sempre più spesso a doppia cifra.
In particolare, si registra un incremento del 61% del legname, del 31% del cartone, del 60% della banda stagnata, del 40% del vetro, fino ad arrivare al 72% della plastica per agroalimentare. A tutto questo si somma, inoltre, l’incremento esponenziale, tra il 400% ed il 1.000%, dei container e dei noli marittimi. Di conseguenza, come si può notare, un’impennata seria di costi, che potrebbe avere effetti devastanti sulle imprese italiane del settore.
Le aziende dell’agroalimentare e le possibili iniziative
Sono proprio soprattutto le imprese del comparto alimentare che, al momento, si stanno facendo carico di tali aumenti dei costi energetici e in generale dell’incremento degli oneri, anche in quanto la GDO tende a non riconoscere gli aumenti che le società stanno affrontando adesso. Perciò, al fine di ridurre i costi per queste ultime ed evitare loro notevoli danni economici, è importante ripartire l’onere di tali spese lungo l’intera filiera agroalimentare, scongiurando anche un’eventuale contrazione dei consumi.
Per il presidente di Federalimentare, Vacondio, le aziende del settore ricoprono un ruolo fondamentale nell’economia italiana e non possono permettersi di chiudere, tuttavia con l’incremento dei costi energetici, arrivati anche a toccare il +200%-300%, diverse piccole e medie imprese risultano a rischio chiusura. A tutto questo si aggiunge poi che l’Italia paga il considerevole uso di risorse dirette alla sostenibilità ambientale, con relativi costi a livello economico-sociale e incidenza sul rincaro delle stesse bollette.
A questo punto, per evitare situazioni drammatiche per famiglie ed aziende, Vacondio invoca l’intervento urgente del governo affinché protegga le tantissime piccole e medie imprese del settore agroalimentare italiano, che rappresentano circa il 90% dell’intero comparto complessivo. E con esse, si tuteli un ambito strategico per l’intera economia del nostro Paese, che non solo sostiene le entrate finanziarie nazionali, ma favorisce anche la diffusione e la notorietà dei nostri prodotti nel mondo.Al pari di altri settori fondamentali per l’Italia (da quello della moda a quello automobilistico e motociclistico), l’agroalimentare rappresenta infatti ormai da anni un pilastro dell’economia del nostro Paese ed i cui marchi e prodotti sono apprezzati a livello internazionale. Una pesante crisi di tale ambito rappresenterebbe un grave pericolo per il sistema industriale nazionale.