Anche uno dei simboli della gastronomia italiana nel mondo e tra i più apprezzati, ha subito gli effetti indiretti della pandemia. Infatti, le pizzerie o altri locali hanno evidenziato perdite economiche considerevoli nel 2021, a causa di chiusure o limitazioni dovute alla circolazione del virus nel nostro Paese. Un calo che si attesta sui 2,5 miliardi di Euro rispetto ai livelli pre-pandemia, dovuto appunto a chiusure, restrizioni e limitata presenza di turisti stranieri. A delineare tale situazione negativa è stata la Coldiretti.
Difatti, secondo questa associazione, il consumo di pizza è stato modificato drasticamente dai milioni di italiani costretti in quarantena o allo smart working a casa, con una diminuzione consistente delle vendite dirette nei locali. A bilanciare parzialmente tutto questo, la crescita consistente delle consegne a domicilio. Tuttavia, tale incremento non risulta sufficiente a compensare le perdite subite e le difficoltà del settore, che si ripercuotono su tutta la filiera connessa al settore delle pizzerie.
In particolare, si stima che nelle pizzerie italiane siano impiegati, annualmente, circa 400 milioni di chilogrammi di farina, 225 milioni di chilogrammi di mozzarella, 260 milioni di chilogrammi di salsa di pomodoro e 30 milioni di chilogrammi di olio d’oliva. A tutto questo si deve aggiungere, inoltre, la drastica diminuzione dei consumi di vino e soprattutto birra, particolarmente notevoli nelle pizzerie o in locali simili.
Da qui le conseguenze negative della pandemia non solo per l’intero comparto della pizza e le attività che vi girano attorno, a livello di imprese e occupazione, ma anche per tutto il sistema agroalimentare italiano, che ha in questi locali un importante punto di sbocco e di consumi di diversi prodotti. D’altronde, sono oltre 60.000 le attività del comparto pizza presenti nel nostro Paese ed offrono occupazione a circa 200.000 addetti complessivamente.
Un amore per la pizza mai tramontato
Nonostante le pesanti difficoltà del settore, tuttavia la passione degli italiani per questo prodotto non conosce limitazioni, anzi. Secondo un sondaggio, proprio effettuato dalla Coldiretti, circa il 34% dei nostri concittadini ha aumentato il consumo di pizza ed il 23% di essi ne mangiato anche più di una, grazie ai diffusi e molteplici servizi di asporto o consegna a domicilio.
In questi ultimi mesi, inoltre, ben l’8% degli italiani si è adoperato per realizzarla in casa, coinvolgendo in questo tutta la famiglia, a partire dai bambini. Si è evidenziata poi una crescita lieve ma importante (del 3%) anche per quanto riguarda gli “irriducibili”, cioè coloro che hanno frequentato pizzerie fino a quando limitazioni e chiusure glielo hanno permesso. Per il 40% dei nostri connazionali i consumi di pizza sono rimasti uguali, mentre per il 26% si sono ridotti per difficoltà di raggiungere le pizzerie o per paura di eventuali contagi.
La passione internazionale della pizza
A livello planetario la pizza ha riscontrato un successo straordinario. Tra i maggiori consumatori di tale prelibatezza vi sono gli americani, con circa 13 chilogrammi pro-capite annui, mentre nel continente europeo sono gli italiani che guidano tali consumi, con circa 7,6 chilogrammi ciascuno. Seguono poi gli spagnoli con 4,3 chilogrammi, i francesi ed i tedeschi appaiati a 4,2 chilogrammi, britannici a 4, i belgi a 3,8, i portoghesi a 3,6 ed infine gli austriaci che consumano 3,3 chilogrammi di pizza all’anno a testa.
Tutto questo successo internazionale e tale tradizione gastronomica italiana, connessa strettamente alla cultura del nostro Paese, hanno permesso alla pizza e all’arte dei pizzaioli napoletani di potersi iscrivere, dal Dicembre 2017, nella ristretta lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco. Un riconoscimento di assoluto valore che consacra ufficialmente questo prodotto italiano nel mondo.
Tutto questo, come abbiamo visto, non è stato scalfito neanche dalla pandemia e dai suoi effetti economico-sociali, sebbene nel nostro Paese le attività connesse a questo antico e importante settore siano in difficoltà. Comunque, il ritorno alle aperture dei locali e ad una maggiore libertà di spostamenti e di frequentazione delle pizzerie, consentirà sicuramente di riavviare e ritornare in breve tempo ai livelli dei consumi pre-pandemia.