Durante il mese di dicembre 2021 avrete sicuramente sentito parlare della proposta di modifica del Disciplinare di produzione del Pecorino Romano DOP.
La proposta rivolta ed esaminato dal Consorzio di tutela del prodotto consiste nel consentire l’utilizzo di un 10% di latte proveniente da pecore di razza diversa da quelle autoctone della Sardegna, della provincia di Grosseto e del Lazio, ovvero quelle aree che il Disciplinare descrive come aree d’origine del Pecorino Romano DOP.
Le organizzazioni agricole della Sardegna in particolare si sono subito dette contrarie ed hanno cercato di rivendicare la necessità di inserire, nero su bianco, tutte le razze di pecora ammesse perché autoctone, risolvendo l’eventuale presenza di minime percentuali di latte proveniente da altre razze come “accidentale”.
Prodotto di eccellenza
La soluzione migliore e che sembra mettere d’accordo tutti e cioè Confagricoltura, Cia e Copagri Sardegna è quella di modificare il disciplinare di produzione del Pecorino Romano DOP andando ad indicare specificatamente le razze ammesse e cioè: la Sarda (compresa la nera di Arbus) per quanto riguarda la produzione in Sardegna e la Vissana, la Sopravissana e la Maremmana.
Fare questo è necessario perché il Pecorino Romano DOP è un prodotto di eccellenza del nostro Paese e tale deve rimanere ed il modo migliore per farlo è modificare il disciplinare e al tempo stesso puntare sulla trasparenza nei confronti dei consumatori evidenziando informazioni come queste anche nelle etichette di vendita dei formaggi.