L’Italia è un paese con una vastissima tradizione gastronomica. Ogni regione e provincia ha una specialità da leccarsi i baffi. Una ricetta decisamente golosa e succulenta è la pasta alla valdostana caratteristica per la sua cremosità data dal mix di formaggi che si fondono a cominciare dalla locale fontina che unita al prosciutto cotto e alla panna rendono questo piatto saporito e nutriente.
Come si prepara la pasta alla valdostana
La pasta alla valdostana è una ricetta semplice da preparare, con ingredienti facilmente reperibili. È evidente che per rispettare l’autenticità del piatto è preferibile utilizzare come formaggio la fontina valdostana, ma se non la si trova al supermercato vicino casa non è un problema sostituirla con la caciotta “vaccarella” La Pecorella. Il risultato sarà ugualmente straordinario e prelibato. Non ci sono scuse per non provare questa buonissima ricetta!
Ingredienti: 320 g. di pasta; 200 gr. di panna fresca da cucina; 150 gr di fontina o Caciotta La Pecorella; 150 gr. di prosciutto cotto; una noce di burro; sale, pepe e olio extra vergine di oliva quanto bastano.
Procedimento: mettere la pasta – del formato che preferite – a cuocere. Intanto, si provvederà a tagliare a cubetti il prosciutto cotto e lo si mette a rosolare in padella con un filo di olio e la noce di burro, fino a che prende un bel colore e risulti leggermente croccante. Unire, a questo punto, la caciotta tagliata a cubetti e la panna fresca. Lasciar fondere e amalgamare il tutto. Diluire con un paio di cucchiai di acqua di cottura della pasta. Quando il formaggio si sarà completamente sciolto amalgamandosi con la panna e formando una crema omogenea, si scola la pasta e si versa nella padella con la salsa cremosa. Saltare qualche istante per distribuire bene il condimento. Servire ben calda con una spolverata di prezzemolo fresco tritato e gustate tutta la sua cremosa bontà.
I formaggi valdostani
La fontina è un formaggio DOP della regione Valle d’Aosta ed è il più noto tra i prodotti caseari regionali. La sua nascita risale al 1270. La sua carta d’identità indica che è un formaggio grasso a pasta semicruda derivato dalla lavorazione di latte crudo intero di vacche valdostane. La crosta si presenta compatta e sottile, di colore marrone, mentre l’interno – di colore giallo paglierino – si presenta di consistenza elastica e fondente, dal sapore dolce e l’aroma fragrante. Il latte viene lavorato entro poche ore dalla mungitura e due volte al giorno, utilizzando caglio di vitello a una temperatura costante di 36°. La cagliata viene spezzettata e nuovamente riscaldata a 48°. Altra caratteristica della fontina è la forma tipicamente schiacciata. Infatti, le sue misure sono: 7-10 cm di altezza, 43 cm di diametro e peso compreso tra 8 e 12 chili. La stagionatura dura tre mesi, in grotte con una temperatura media di 10-12° C ed elevata umidità. Per ottenere la tipica crosticina rossastra, durante la stagionatura, le forme vengono strofinare con il sale.
Altri formaggi valdostani degni di nota sono:
- Il vallé d’Aoste Fromadzo o formaggio in patois: a base di latte vaccino di due mungiture diverse, scremato e parzialmente “tagliato” con piccole quantità di latte di capra. È un formaggio in cui prevale l’aroma delle erbe dei pascoli, dal sapore dolce e fresco quando poco stagionato, deciso e quasi piccante se stagionato. Si presta ad essere aromatizzato con bacche di ginepro o semi di cumino o finocchietto selvatico.
- la toma di Gressoney: un prodotto di nicchia e presidio Slow Food per la salvaguardia dei prodotti di eccellenza. Prodotta in quantità limitata – non oltre le 4000 forme l’anno) non è facile da reperire sul mercato. Si distingue per la forma piccola (dai 15 ai 30 cm di diametro) e il peso compreso tra 1 e 7 chili. Si produce come tutte le altre tome con latte di due mungiture scremato. La differenza consiste nella lavorazione totalmente artigianale, dalla mungitura a mano fino ai processi di produzione.
- Bleu d’Aoste: formaggio erborinato a pasta morbida dal sapore saporito e duttile nelle svariate preparazioni.
- Brossa: significa “fiorito” e si ottiene dall’affioramento del siero del latte risultato dalla lavorazione della fontina. L’aspetto è liquido, denso e cremoso. Dalla brossa si ricava un burro meno grasso di quello che si ricava dalla panna.