È divenuto nel corso del tempo un prodotto utilizzato in tantissime circostanze e per le più svariate ricette, la mozzarella difatti la si trova in tanti piatti, noti e meno noti della gastronomia italiana. Un latticino che si sposa perfettamente ad esempio col pomodoro, si pensi alla gustosa e celebrata pizza oppure alla fresca e leggera caprese. Tuttavia, la si può apprezzare anche da sola, magari impanata e fritta, sotto forma di mozzarella in carrozza, accompagnata da formaggi quali Caciotta La Pecorella o Parmigiano.
Esistono tanti modi per degustare questo latticino diffuso sia nel nostro Paese che nel mondo e disponibile, come vedremo, in diverse tipologie. Ma da dove viene il nome mozzarella e qual è la sua origine? Cerchiamo di scoprire di più su questa vera e propria prelibatezza italiana che ha reso ancora più apprezzata la nostra cucina a livello internazionale e che pian piano si è diffusa nel mondo.
Le antichissime origini della mozzarella
Tra le prime testimonianze scritte rintracciate in cui vi si trova un accenno a questo latticino, vi è quella del filosofo e scrittore Plinio il Vecchio, intorno al 90 d.C., che nella “Naturalis Historia” parla di “Laudatissimum caseum del Campo Cedicidio”. Questa è un’area geografica che al giorno d’oggi si può identificare, secondo alcuni studiosi, con dei territori campani nei pressi di Castelvolturno e Mondragone, mentre secondo altri con talune aree della Basilicata, nei dintorni di Metaponto.
Questo apprezzato latticino poi si è diffuso nel corso del tempo ed un’ulteriore testimonianza storica la si trova nel XII° secolo, quando in un monastero nei pressi di Capua si soleva dar da mangiare ai pellegrini del pane con “mozza”. Ed è questa la prima volta in cui si comincia a delineare il suo nome nella sua forma odierna. Tuttavia si dovrà attendere oltre la metà del XVI° secolo, cioè il 1570, per trovare la mozzarella (con la sua attuale denominazione) nel ricettario dei formaggi e sulla tavola del Papa di Roma.
La lavorazione della mozzarella
L’origine di questo prodotto probabilmente è dovuta alla volontà di evitare lo spreco di latte vaccino non conservato adeguatamente e che si stava deteriorando. Difatti, per mezzo di una lavorazione a caldo, si tende ad eliminare la sua acidità, evitando così di sprecare del latte e realizzando d’altronde un alimento dal sapore prelibato e fresco, che può essere degustato sia da solo che assieme ad altri alimenti.
La sua lavorazione avviene portando il latte della mucca ad una temperatura iniziale di circa 85°C e poi facendola abbassare sui 35°C. Poi vi si inserisce del caglio, creando un impasto filante che può essere lavorato a mano. A questo punto, questo lo si “mozza” o “strozza”, per poter chiudere la mozzarella stessa. Da qui la sua denominazione peculiare. Di conseguenza, il nome di questo prelibato prodotto caseario deriva dalla procedura con cui si lavora e viene creato.
I tipi di mozzarella in commercio
Per coloro che volessero degustare questo latticino, in commercio ve ne sono di diverse tipologie e che si possono trovare in negozi specializzati, supermercati oppure direttamente dai produttori. Vi è ad esempio la mozzarella tradizionale, realizzata con latte di vacca e secondo metodi classici. Sempre più diffuse sono anche le versioni magre o leggere, che si differiscono tra loro per la quantità di grasso presente: minore o maggiore del 20%.
Poi vi sono anche le gustosissime mozzarelle di bufala, prodotte con solo latte di quest’ultima proveniente da allevamenti campani o laziali. Da queste differiscono, sia pur in maniera lieve ma importante, le mozzarelle con latte di bufala, in cui questo si combina con quello vaccino in una percentuale variabile e comunque indicata nell’etichetta. Infine, vi sono anche le mozzarelle realizzate con latte pecorino e caprino. La prima versione è diffusa solo in alcuni territori limitati, mentre la seconda ha un’origine recente.Ciascuna di queste presenta proprietà che danno un grande apporto all’organismo in termini di vitamine e sostanze nutritive, tra cui calcio, fosforo e appunto vitamine del gruppo A e B. La percentuale di grasso, come detto, può variare in base alla tipologia di mozzarella. E quest’ultima è indicata anche nell’alimentazione di alcune categorie di persone, come ad esempio soggetti che devono seguire una dieta ipocalorica o iposodica.