L’emergenza sanitaria ha fatto riscoprire agli italiani le tradizioni e un ritorno ai ritmi lenti anche nelle abitudini alimentari e di spesa. Dalla fine del 2019 e per tutto il 2020, gli italiani hanno applicato una nuova “strategia” di spesa che ha permesso di spendere meno e ridurre gli sprechi grazie all’acquisto sempre più frequente di ingredienti di base per preparare cibo cucinato da sé piuttosto che prediligere i “piatti pronti”. La tendenza sembra protrarsi nel 2021 e anche oltre – a emergenza terminata, dal momento che tende a diventare una consuetudine – con l’obiettivo di puntare alla qualità e alla salubrità del cibo sulle nostre tavole. Ma quali sono le conseguenze in termini di fatturati nella grande e piccola distribuzione?
Come cambiano i consumi?
Da un’indagine Coop e Nomisma, i consumi e la spesa nel carrello cambiano soprattutto per gli addetti alla distribuzione. Si stima un calo del fatturato a fine 2021 nella rete della grande distribuzione pari al 2,6% (incluso l’e-commerce). In particolare la filiera alimentare pur attestandosi sui livelli del 2020 potrebbe essere trascinata dall’onda lunga della crisi economica, indirizzando la spesa sempre più verso i discount e le piccole drogherie e alimentari di prossimità o di quartiere. La tendenza a privilegiare lo slow cooking, ovvero cucinare e preparare il cibo da sé in ottica anche salutistica concentrerà i consumi verso prodotti naturali e sostenibili come i formaggi freschi e stagionati, privilegiando aziende che operano nella sostenibilità e nel rispetto delle logiche ambientali e prediligendo sempre più la produzione locale e del territorio.