Una delle cause dello spreco alimentare è l’acquisto in eccesso di alcuni prodotti, soprattutto quelli deperibili, con il rischio di dover buttare il cibo nella spazzatura. Ma la data di scadenza indicata sulle confezioni di formaggi, latticini, latte, yogurt o burro è “perentoria”? Entro quanto tempo dalla scadenza il prodotto mantiene le proprie qualità organolettiche e lo si può consumare senza rischi per la salute? Cosa prevede la normativa italiana?
Come leggere la data di scadenza sulle confezioni
La normativa italiana impone l’obbligo di indicare sull’etichetta la data di scadenza per i prodotti deperibili come quelli lattiero-caseari. Superata la data di scadenza indicata, l’alimento – a causa della proliferazione batterica – può essere nocivo per la salute; la legge vieta e sanziona la vendita di alimenti superata la data di scadenza a partire dal primo giorno successivo a quello posto sulla confezione.
Per quanto riguarda in particolare i formaggi e i preconfezionati i produttori hanno due possibili diciture per indicare la data entro cui consumare l’alimento:
- Da consumare preferibilmente entro: il termine non è perentorio, vale a dire che il prodotto garantisce l’inalterabilità del valore nutrizionale se consumato entro la scadenza indicata; passata la data, il prodotto è ancora commestibile ma perde l’apporto di nutrienti e può subire modifiche nel gusto.
- Da consumare entro: il termine di scadenza è rigido e si applica su alimenti molto deperibili come uova, latte, yogurt, ricotta, pasta fresca. Il consumo di questi alimenti dopo la data di scadenza è rischioso, anche se è possibile un breve margine di tolleranza purché ‘alimento sia stato correttamente conservato.
In ogni caso, queste indicazioni sono valide se viene rispettata la catena del freddo durante tutte le fasi di commercializzazione e se il prodotto viene conservato correttamente in casa alla temperatura di +4° C (in frigorifero).
Esempi di scadenza e consigli
Il latte fresco pastorizzato riporta una data di deperimento che viene determinata nel sesto giorno successivo il trattamento termico di pastorizzazione a cui è sottoposto. Il termine per il latte microfiltrato fresco pastorizzato, invece, è determinato secondo legge nel decimo giorno successivo il trattamento. Quindi, a titolo di esempio, il latte fresco pastorizzato scade al 7° giorno di “vita”, ma se viene conservato bene e sigillato nel frigorifero di casa, lo si può ancora bere entro uno o due giorni dopo la scadenza indicata.
Il latte crudo, invece, deve sempre essere bollito prima del consumo, soprattutto se preparato per i bambini.
Il latte a lunga conservazione (UHT) si può conservare – se ancora sigillato – fino a un mese oltre la data di scadenza, mentre se la confezione è aperta occorre che sia consumato entro tre giorni dall’apertura e conservato in frigo. Nel dubbio si raccomanda l’uso in cucina o la bollitura prima del consumo.
Per quanto riguarda i formaggi, le scadenze variano a seconda del tipo e delle modalità di confezionamento:
- I formaggi a pasta dura si conservano in genere fino a 1 mese oltre la scadenza indicata;
- I formaggi a pasta molle possono essere consumati non oltre 10 giorni dopo la scadenza;
- La mozzarella di latte vaccino scade generalmente 1 mese dopo la data di produzione, però si raccomanda il consumo entro la data riportata e in estate si consiglia di anticipare il consumo anche entro le 3 settimane dalla produzione, vale a dire ben prima dell’eventuale data di scadenza riportata sulla confezione.
- I formaggi freschi e la ricotta si devono consumare entro la data indicata, ma se sono appena scaduti è possibile utilizzarli ancora in cucina per preparare tortini, sformati, pizze o ripieni per la pasta.
- Lo yogurt se ben conservato si può consumare una settimana oltre la data di scadenza; se non presenta muffe o cattivi odori, lo yogurt avrà solo meno fermenti lattici vivi, ma è commestibile.
- La ricotta e i formaggi spalmabili sono alimenti delicati che vanno consumati anche largamente entro la scadenza riportata sulla confezione perché facilmente soggetti ad alterazione organolettica.
Come conservare correttamente i formaggi e non sprecare nulla
La buona conservazione del formaggio dipende dalla giusta temperatura. I formaggi freschi si collocano nella zona più fredda del frigorifero (tra i 2 e i 4 ° C), mentre i formaggi stagionati nella zona meno fredda (compresa tra 10 e 12°), tutte le altre tipologie si ripongono nello scomparto con la temperatura compresa tra 6 e 8°. Sarebbe ideale evitare gli sbalzi di temperatura nella catena del freddo perché si pregiudicano le proprietà organolettiche dell’alimento e in casi eccezionali si possono verificare formazioni di microrganismi patogeni potenzialmente pericolosi per la salute.
Il formaggio non si conserva mai nel congelatore, poiché il decongelamento altera irrimediabilmente sapore e odore.
Se acquistato al banco, il formaggio deve essere mantenuto avvolto nella carta oleata evitando la pellicola trasparente che rilascia ftalati a contatto con il grasso del formaggio. L’incarto ideale sarebbe una pezza di lino umidificate e riposta in un vassoio coperto da una campana di vetro da tenere socchiuso per consentire la fuoriuscita di condensa dell’acqua. Prima di degustare il formaggio va tolto dal frigorifero almeno un’ora prima: la temperatura ideale di degustazione è di 16° C.