A livello internazionale, i formaggi italiani rappresentano tra i prodotti lattiero-caseari più apprezzati e rinomati. Basta fare infatti soltanto l’esempio del Parmigiano Reggiano. Tuttavia, dietro questa eccellenza italiana, ve ne sono tantissime altre, magari meno celebrate, ma che riscuotono comunque notevole successo sia nel nostro Paese che nel resto del mondo. Un esempio possono essere, da questo punto di vista, i prodotti de La Pecorella, una società produttrice di tante prelibatezze originaria del Lazio.
Tuttavia, nonostante tale successo ed apprezzamento al di fuori dei nostri confini, in Italia invece i consumi dei prodotti lattiero-caseari risultano in graduale calo in questi ultimi anni, mentre la produzione di quelli di alta qualità risulta costanti. Cerchiamo comunque di approfondire l’argomento e conoscere meglio in dettaglio questa situazione e cercare di capirne le ragioni alla base.
L’andamento attuale del comparto
Quello lattiero-caseario rappresenta uno dei pilastri fondamentali dell’intero sistema agroalimentare del nostro Paese, grazie ad un fatturato di circa 16,3 Miliardi di Euro annui, detenendo anche il primato in ambito industriale, con una quota del 12% di esso. Nonostante tali cifre straordinarie, in base ai dati elaborati dal noto istituto Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), i consumi di tali prodotti da parte delle famiglie italiane risultano in graduale calo negli ultimi anni.
A livello di cifre, secondo le elaborazioni dell’istituto italiano, la spesa complessiva degli italiani per i consumi di latte e suoi derivati ha evidenziato un graduale e costante calo negli ultimi cinque anni, nello specifico del 4% tra il 2014 ed il 2018. E tale tendenza negativa dei consumi interni è continuata anche nel 2018, con una flessione dell’1,3% rispetto all’anno precedente.
Tutto ciò fa del lattiero-caseario uno degli ambiti con risultati non positivi nel settore agroalimentare italiano. Nello specifico, ad aggravare la situazione dell’intero comparto lattiero-caseario è la riduzione dei consumi di formaggi, sia in termini di volumi (con un calo dell’1,9% tra il 2017 ed il 2018) che in valore (riduzione dell’1,2%, sempre nel confronto 2017-2018).
Tendenze altalenanti di questo settore fondamentale
Sebbene il quadro appena evidenziato si mostri negativo a livello di cifre, esso risulta contrastante invece con il successo di manifestazioni ed eventi del settore organizzati in diverse località italiane. Un esempio è Cheese, un appuntamento internazionale annuale dedicato ai formaggi a latte crudo ad elevata qualità, che si svolge nella località piemontese di Bra.
Infatti, in quest’ultima cittadina, sono stati oltre 400 gli ospiti tra allevatori, affinatori e casari provenienti dal nostro Paese e anche dall’estero e che non mostrano affatto un settore in crisi, considerando anche l’incremento delle domande di partecipazione degli espositori a tale evento piemontese. Ciò evidenzia, quindi, un comparto complessivo con tendenze sia negative che positive.
In particolare, nonostante una diminuzione generalizzata dei consumi interni, i dati forniti dall’Ismea mostrano comunque segmenti considerevolmente positivi e dinamici, grazie alle caratteristiche qualitative dal punto di vista di tipicità e tradizione, come quelle fornite dai formaggi aventi marchio Igp e Dop.
Tendenza opposta invece si mostra per altri prodotti indifferenziati, come mozzarella vaccina, latte di tipo Uht standard e formaggi spalmabili, che non stanno riscuotendo particolare successo tra le varie famiglie italiane e quindi risultano in calo tra le preferenze di acquisto di queste ultime. Pertanto il loro trend evidenzia dati negativi.
Tipologia di acquisti degli italiani
Tutto ciò dimostra come per le famiglie il formaggio o altri prodotti lattiero-caseari siano alimenti consigliati per un consumo di tipo programmato. Di conseguenza, sempre più connazionali desiderano acquistare prodotti conosciuti, realizzati in aree determinate e rinomate e derivanti da animali controllati e sicuri. In generale, quindi, si acquistano formaggi da territori, animali e produttori identificati e certificati, soprattutto se vicini alle proprie località.
Da ciò anche il successo delle vendite dirette nei caseifici, nelle piccole botteghe o distributori o addirittura nei mercati contadini vicino casa. Insomma, per gli italiani, è meglio fare pochi acquisti ma buoni e programmati. Da qui, come accennato, la tendenza positiva di tali particolari prodotti con certificazione Igp o Dop.