Gli Stati Uniti sono, per l’agroalimentare italiano, il punto di riferimento per le esportazioni e l’inserimento dei dazi da parte dell’amministrazione Trump ha sicuramente destabilizzato la nostra economia.
Ciò non significa che sia necessario allarmarsi ed il motivo è molto semplice: chi sceglie di comprare il Made In Italy non lo fa per il prezzo conveniente o per il gusto di farlo, ma perché ne riconosce la qualità e comprende quanto ne valga la pena; certo, i dazi avranno il loro peso, ma sarà meno grave delle aspettative.
Da qualche anno ormai, negli USA, i produttori di alimenti sono coscienti dei controlli che vengono effettuati e si adattano alla serie di norme vigenti, norme pensate per la tutela di chi consuma e del mercato dai possibili rischi igienici e sanitari e che interessano, pertanto, anche i beni importati.
In Europa, invece, ragioniamo in termini di prevenzione e valutazione del rischio da circa vent’anni in linea con le norme presenti all’interno del “pacchetto igiene” che nel 2000 ci ha resi all’avanguardia sul tema della sicurezza alimentare, tuttavia dal 2011 l’America ha attuato delle politiche sempre più restrittive (fino al 2020) che hanno costretto l’Europa ad adattarsi ed è per questo che ogni anno vediamo come il tema diventi sempre più centrale in ambito economico e politico.