Il patrimonio caseario italiano è formato da centinaia di formaggi senza marchio di tutela comunitario (ma con il semplice marchio P.A.T.), da formaggi conosciuti con nomi di fantasia e dalle grandi produzioni DOP conosciute in tutto il mondo. Tali formaggi si utilizzano in migliaia di recette per tutto lo stivale, dolci e salate, e molti sono anche consumati con un solo pezzo di pane d’accompagnamento, al fine di percepirne tutte le note di gusto.
Ma non tutti gradiscono quest’alimento: esistono persone che non riescono ad annusarne l’odore o, addirittura, a guardare del formaggio. Una nazione divisa nettamente in due: da una parte che rifugge quest’alimento, dall’altra chi ne dedica la sua esistenza.
Ecco allora dei consigli per spingere chi non ama il formaggio a ricredersi:
- Formaggio fresco: provatelo in un piatto freddo estivo, senza esagerare se siete intolleranti al lattosio;
- Formaggio stagionato: se non digerite il formaggio fresco, stagionatelo!
- I formaggi di colore paglierino non sono semplicemente “grassi”, anzi, contengono perlopiù antiossidanti che aiutano l’organismo, mentre i formaggi pallidi vengono visti come “meccanici”: bugia;
- Buttare la crosta edibile può essere ritenuto un sacrilegio: se può essere mangiata, va mangiata. Evitate però le croste non edibili;
- I formaggi artigianali non sono “improvvisati”, ma, in senso lato, sono fieri oppositori della globalizzazione. Se sono industriali, sono comunque controllati dalla ferrea regolamentazione alimentare vigente.
- Se è di capra, apprezzatene la digeribilità.