“Meglio il gomito che il termometro”, avrete sentito dire da alcuni vecchi casari riguardo alla tecnologia. Nonostante per chi non sappia usare la tecnologia possa essere più immediato e, forse, anche più efficace affidarsi all’esperienza del metodo tradizionale, oggi non c’è dubbio che l’avanzamento tecnologico sia un fattore chiave per la competitività e la qualità dei formaggi in Italia e in tutto il mondo.
L’avvento della microbiologia e lo sviluppo tecnologico hanno fortunatamente permesso di capire alcuni fenomeni considerati in passato misteriosi e di migliorare quindi la qualità dei formaggi, scegliendo se e in che modo scatenare suddetti fenomeni (come ad esempio i buchi tipici dell’Emmental).
Non c’è dubbio che si possa fare del formaggio senza l’utilizzo della tecnologia, ma si può dire lo stesso del trasporto su ruote, delle fabbriche iper-tecnologiche e degli apparecchi medici: la tecnologia migliora la qualità della vita e, in questo caso, del formaggio.
Non per questo, è da sminuire il lavoro del casaro: a fare il formaggio, quello vero, è la passione e la qualità dei prodotti utilizzati, la cura che mette nel proprio lavoro e la conoscenza profonda che si ha dei metodi di mungitura e lavorazione: la tecnologia è e sarà sempre uno strumento, per quanto utile.